centro educazione alla mondialità

Gianni Caligaris

In memoria di Gianni Caligaris

Gianni per gli amici del CEM vivrà per sempre nell’albo d’oro dei volti e dei nomi che hanno sognato insieme, per tanti anni, di dar vita ad un mondo migliore, come Terra-Patria e umanità a colori, più fraterna e conviviale. Ho evocato l’immagine di un albo d’oro perché sappiamo che Gianni va ad aggiungersi ad altri volti e nomi che iniziano a snocciolarsi come i grani di un rosario: da Padre Domenico Milani a padre Arnaldo De Vidi, da Padre Piergiorgio Lanaro a Padre Ivaldo Casula, da Claudio Economi a Gianfranco Zavalloni, da Oriella Vezzoli ad Alga Mazza… E altri che ora non ricordo, ma che sicuramente ci sono e ci saranno. In questo scrigno degli affetti a noi più cari, come una preziosa memoria del CEM, è un onore per noi incidere anche il nome di Gianni Caligaris. Ho conosciuto Gianni fin dai primi anni ’80, quando io ero appena entrato nel CEM (settembre 1981) e lui, insieme ad Aluisi Tosolini, era il braccio destro di Padre Eugenio Melandri (direttore di MissioneOggi) che già in quel tempo era noto in Italia perché, con Padre Alex Zanotelli (direttore di Nigrizia), e Graziano Zoni, presidente di Mani Tese, erano gli animatori del cartello associativo “Contro i mercanti di morte”, cui aderivano anche le ACLI di Giovanni Bianchi e Pax Christi di don Tonino Bello. Pertanto, nella mia memoria la figura di Gianni è sempre collegata a quella di Eugenio e di Aluisi, ancor più dopo la vicenda della sospensione delle pubblicazioni di MissioneOggi e la conseguente nascita di Alfazeta, proprio per merito della creatività di Gianni e di Aluisi. Erano quelli anni di grande fermento dal basso soprattutto sui temi della pace, dello sviluppo (cooperazione Nord-Sud) e dell’ambiente, non ancora dell’interculturalità. Bisogna inoltre tenere presente che tutto questo avveniva quando le due riviste CEM e MissioneOggi avevano ancora la loro sede a Parma, città dove abitavano sia Gianni che Aluisi, mentre i Missionari Saveriani non avevano ancora a loro disposizione la nuova e ampia sede di Brescia. All’inizio degli anni ’90, mentre le due riviste venivano spostate a Brescia, Gianni era eletto per ben due volte Consigliere comunale a Parma nelle liste dei Verdi – Sole che ride, a riprova della sua forte sensibilità politica. Per come l’ho conosciuto, le competenze base di Gianni sono state soprattutto di natura economica e finanziaria, per il suo lungo lavoro in banca, ma il suo principio ispiratore non era il profitto, né tanto meno il capitalismo, ma l’equità, la giustizia sociale e la solidarietà. Questo lo ha portato ad impegnarsi direttamente con l’esperimento riuscito di Banca Etica e a partecipare attivamente all’ideazione e alla stesura del Manifesto della Finanza Etica. Le parole chiave sulle quali Gianni ha scommesso tutta la sua vita si possono riassumere così: pace, sviluppo, ambiente e solidarietà, in un orizzonte e in una prospettiva di mondialità. Le sue rubriche mensili che scriveva sulla rivista CEM- Mondialità e su Solidarietà Internazionale, (rivista del CIPSI), e i suoi numerosi contributi apparsi su La Gazzetta di Parma trattavano queste tematiche con il suo inconfondibile stile ora leggero, ora ironico, ma sempre tagliente ed incisivo. I suoi due che meritano di essere segnalati sono: Pubblicità regresso. Luci e ombre del messaggio pubblicitario, EMI, Bologna 1990; e Frammenti di un discorso economico. Pillole di economia e finanza fra e sopra di noi, Mondadori, Milano 2017. Al Movimento CEM non ha fatto mancare negli anni il suo contributo creativo sia per l’ideazione dei temi dei convegni annuali sia come conduttore di laboratorio. Non sarei completo in questo mio veloce e stringato ricordo, se non mettessi in evidenza altre due caratteristiche che ai miei occhi lo hanno sempre contraddistinto: la sua vocazione “pragmatica” per le cose che sembrano secondarie, ma poi risultano di primaria importanza, come fare il bilancio di un convegno svolto, o la previsione di un evento successivo, o comunque un censimento di diversi dati. La seconda nota è relativa alla sua innata “umiltà”, la sua indole schiva che però non deve essere confusa con una malcelata timidezza, perché Gianni era tutt’altro che un uomo timido. Una parola conclusiva, ricordando Gianni, la riservo volentieri a Giacomo e Francesco, per dire che loro papà era consapevole e orgoglioso di vedere come i suoi figli stavano crescendo in un ambiente positivo e pieno di valori umani fondamentali come quelli che si respirano nel CEM. Io stesso vedevo in Giacomo e Francesco, come in altre figure di giovani, maschili e femminili del CEM di dieci anni fa, le promesse più belle che rendono orgogliosi tutti quei genitori che si attendono dai propri figli un passo più in là delle proprie orme.
Antonio Nanni
(Pedagogista)

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